“Sediamoci sotto un olivo, scrutiamo le sue rughe, che sanno di misteri lontanissimi. Amiamo, accarezziamo i suoi nodi così stretti e bruschi, così ghignanti e ridenti, così solidi e stretti. Vi sono alberi che ricordano l’uomo nei suoi movimenti, nella sua statura nelle sue gesticolazioni. (…) L’olivo è lo stesso volto dell’uomo: nelle sue lunghe cicatrici, nello svariare dei colori, dal verde al cinerino sia della foglia sia del legno, ogni volto d’uomo trova qualcosa di sé. Trova le sue età passate e future, la maturità possibile, la vecchiaia inevitabilmente giusta.” Giovanni Arpino, prefazione al volume L’olivo, di Napo Mastrangelo, 1982