Il valore dell’olio d’oliva, culturale e salutistico

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Frontespizio di una edizione del 1525 della Naturalis historia di Plinio

Ci piace anche ricercare tra i libri aneddoti e storie dell’olio, non tanto per convincerci che questo nostro lavoro ha come missione un frutto e un prodotto di eccellenza e valore comprovato, ma perché la storia e la letteratura accompagnano il piacere della scelta, la scelta di essere convinte produttrici di bono olio, un tempo usato con doverosa parsimonia e quasi solo nei palazzi patrizi. Nell’onda di scandalo che talvolta travolge questo mercato, vorremmo essere sempre positive, proponitrici di messaggi costruttivi.

Ecco quindi che vorremmo sempre più raccogliere e promuovere la cultura dell’olio d’oliva, diffondendo buone pratiche e conoscenza.

Tanto per comprendere meglio il valore dell’olio d’oliva, bisogna pensare che già Plinio, richiamato nei testi di medicina e farmacopea pubblicati a Venezia, riconosceva che due sono i liquori gratissimi al corpo humano, il vino al di dentro, e l’olio al di fuori: ambo derivati da piante insigni. La sua virtù era riconosciuta da medici e spezieri. Nobilissimo, si diceva, lo era anche perché con fronde d’olivo s’incoronavano i cavalieri, e talmente sacro che non lo si bruciava sugli altari.

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