Festa della mamma, una storia vera e una battaglia sociale

Anna Jarvis

Tutto ha inizio in West Virginia negli anni Cinquanta dell’Ottocento: Ann Reeves Jarvis, madre di Anna, cominciò a organizzare club di donne impegnate nel miglioramento delle condizioni igieniche e nella lotta alle malattie e alla mortalità infantile.

Questi gruppi, spiega la storica Katharine Antolini del West Virginia Wesleyan College, si occuparono anche dell’assistenza ai soldati feriti durante la Guerra civile americana, tra il 1861 e il 1865.

Nel dopoguerra furono organizzate “Giornate dell’amicizia tra madri” e altri simili eventi pacifisti per promuovere la riconciliazione tra gli ex nemici. Un’attivista, Julia Ward Howe, pubblicò con grande successo un “Mother’s Day Proclamation” (“Proclama per il Giorno della Madre”) in cui invitava le donne a impegnarsi in politica soprattutto a favore della pace. Nel suo Stato, Ann Jarvis lanciò un “Mother’s Friendship Day” per i reduci degli eserciti che si erano combattuti. Ma fu soprattutto sua figlia Anna a battersi per istituire una vera e propria festa, salvo poi passare il resto della vita a osteggiarla.

Anna Jarvis non ebbe mai figli suoi; fu la morte di sua madre, nel 1905, a spingerla a organizzare il primo Mother’s Day su scala nazionale. Avvenne il 10 maggio 1908: furono tenute cerimonie a Grafton, in West Virginia, luogo natale di Jarvis, in una chiesa oggi chiamata International Mother’s Day Shrine (“Tempio della Festa internazionale della Mamma”); a Philadelphia, dove Jarvis viveva, e in diverse altre città americane. Negli anni seguenti l’appuntamento riscosse sempre più successo, finché, nel 1914, il presidente americano Woodrow Wilson destinò ufficialmente la seconda domenica di maggio alla celebrazione della festività.

“Per Jarvis doveva essere una giornata da passare con la propria madre per ringraziarla di tutto ciò che aveva fatto”, spiega Antolini, che ha dedicato al tema la sua tesi di dottorato. “Non era la festa di tutte le mamme, era la festa della migliore mamma che ciascuno di noi avesse mai conosciuto: la propria”. Ecco perché Jarvis insisteva che se ne parlasse al singolare: “Mother’s Day”, non “Mothers’ Day” (Festa della Mamma, non “delle mamme”).

Ma agli occhi di Jarvis il successo si trasformò in fallimento. Quella che doveva essere una giornata da trascorrere nell’intimità della famiglia diventò presto un’occasione d’oro per incentivare l’acquisto di fiori, dolci, biglietti d’auguri. Anna ne fu profondamente infastidita, e cominciò a dedicare tutta se stessa (e la sua non trascurabile eredità) al compito di riportare la Festa alle origini. Fondò la Mother’s Day International Association per riprendere il controllo delle celebrazioni; organizzò boicottaggi, minacciò cause legali e attaccò persino la First Lady Eleanor Roosevelt e le sue iniziative di beneficenza organizzate nel giorno della festa.

“Nel 1923 Anna fece irruzione a un congresso di produttori di dolciumi che si teneva a Philadelphia”, racconta Antolini. “Due anni dopo si ripeté al congresso delle American War Mothers, un’associazione che esiste tuttora, che nel giorno della Festa della Mamma vendevano garofani per raccogliere fondi. Anna fece irruzione nella sala e fu arrestata per disturbo della quiete pubblica”.

Anna Jarvis continuò a combattere per la “sua” festa almeno fino ai primi anni Quaranta. Morì nel 1948, a 84 anni, in un ospizio di Philadelphia, senza un soldo e afflitta da demenza senile. “Avrebbe potuto approfittare della sua invenzione se avesse voluto”, commenta Antolini, “ma invece continuò a combattere contro chiunque ne approfittasse. Per questa battaglia diede tutto ciò che aveva, sia dal punto di vista fisico che da quello economico”.

Tratto da National Geographic Italia

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