La dieta mediterranea venne scoperta da ricercatori della Fondazione Rockefeller dopo la seconda guerra mondiale. Erano interessati a capire perché le aspettative di vita degli abitanti dell’isola di Creta (e in studi successivi anche di alcune isole italiane) fossero superiori a quelle di altri Paesi, a cominciare dagli Stati Uniti. Fu così dimostrato in migliaia di pubblicazioni che la dieta mediterranea, fondata su cereali, legumi, frutta, verdura, pesce, olio d’oliva, poco vino, su consumo limitato di carne e latticini, contribuisce a ridurre il rischio cardiovascolare, alcune forme di cancro e altre malattie metaboliche e neurodegenerative, se associata ad uno stile di vita che include l’esercizio fisico e la pratica del convivio. Seppure nella diversità degli alimenti, la dieta mediterranea si avvicina a quella giapponese che pure fa largo uso di vegetali; coloro che la seguono fedelmente hanno l’aspettativa più lunga nel mondo. Ma dieta mediterranea vuol dire anche un grande vantaggio per l’ambiente, perché comporta la conservazione e la cura della nostra biodiversità, della nostra agricoltura, oltre che al contenimento di costi, portando ad acquistare solo prodotti del nostro paese. Rivitalizzare quindi la nostra tradizione culinaria, la cultura della dieta mediterranea, attraverso l’educazione alimentare e politiche appropriate, dovrebbe essere uno degli impegni principali per il nostro Paese.